A Portello il mini autosilo, apice della Mobilità in-Sostenibile di Bucci
Due anni di disagio, una piazza, quella del Portello, che subirà modifiche architettoniche non ben precisate ma che, di sicuro, non porteranno alcun beneficio rispetto all’assetto attuale.
Un attraversamento pedonale che resterà in superficie, una-ciclo officina che non si realizzerà così come non si realizzerà il bike-parking che si era ipotizzato con l’adeguamento del buon vecchio sottopasso pedonale, ormai chiuso da anni. Progetto che, nel febbraio 2019, rientrava in un bando indetto dal Comune di Genova nel quale si prevedeva l’assegnazione in concessione per la durata di 9 anni, per la realizzazione di un punto di sostegno destinato agli utenti della bicicletta, con un canone annuo a base di gara paro a 5.250 euro, oltre oneri fiscali.
Tutto questo sacrificato per ben 29 (dico ventinove!) utilissimi posti auto, la cui concessione dei diritti di superficie varrà 90 anni e il suo iter partì, nel 2020, con una base d’asta di 375.000 euro.
È andata così quindi, nel pieno centro della città.
Lo stesso centro dove, nelle altre città, si fa di tutto per disincentivare l’utilizzo del mezzo privato a favore di una mobilità sostenibile.
Ma non a Genova.
Qui, evidentemente, quei 29 posti fanno gola alle urne elettorali legate al palazzo poco distante, collocato fra la zona pedonale già esistente e a quella che si prevede di trasformare allargandone il perimetro a Piazza Fontane Marose e Via XXV Aprile.
Indubbiamente fanno gola anche gli importi economici, certo; ma non crediate che un boccone sia più appetibile dell’altro.
Comunque, a dividere l’attuale e futura zona pedonale dal grande autosilo vi è solo quel cortissimo lembo di terra su cui corre Via Interiano.
Ed è buffo che a parlare del futuro Skyline (termine che piace tanto al Sindaco) di quest’area, sia proprio lo stesso presidente del gruppo che realizzerà l’opera, come si legge su Genova24. Leggendo, vista con i suoi occhi, l’opera si inserirà come valore aggiunto, necessaria alla riqualificazione futura della piazza e del contesto che vi ruoterà intorno. Certo, è d’altronde normale che lui la veda così.
Ma vista dalla cornice politica, purtroppo, passare dal quadro d’autore allo schizzo malfatto di un sedicente artista è un attimo.
Perché sì, è facile riempirsi la bocca di parole con le scadenze 2050, magari anche 2030, quando si hanno cinque anni davanti. Ma siamo a fine 2021 e l’unica scadenza che interessa è quella del 2022. Altro che clima! Qui c’è da far di tutto per stare sereni.
D’altronde la carta dei servizi pubblici giocata nella scorsa campagna è bella che sputtanata da tempo.
Dagli assi di forza con le linee tranviarie, si è carambolati ai filobus (facendosi approvare uno stanziamento governativo di 470 milioni) per poi svoltare all’elettrico; il tutto mal conciliato in un PUMS di cui si è tanto discusso ma di cui non se ne sa più nulla.
Che di PUMS, ormai, ne rimane solo PU; l’MS, ancora una volta, dovrà essere sacrificata per un bene superiore; quello del breve periodo e della prospettiva più vantaggiosa a discapito di quella coraggiosa.
E sì, perché quella coraggiosa richiede tutto un altro sacrificio a fronte di un vantaggio che si apprezzerà poi, magari manco da noi ma da generazioni future. Quella vantaggiosa, invece, non implicherà sforzi, trattative, progettazioni che riguarderanno un lungo periodo e, magari, la loro continuazione da parte di altre componenti politiche di successione.
E poi perché, diciamocela tutta, in fondo è molto più facile fare leva su quella pigrizia di comodo insita in molti di noi e che fa guardare con favore l’idea di potersi recare autonomamente a pochi passi dal centro, piuttosto che convincere che l’unica cosa giusta da fare è tutt’altro. Anche questa è pancia.
Ma ci sono anche delle curiosità, dei particolari che lì per lì potrebbero anche far sorridere, ma poi…
Ad esempio;
come fa notare l’amico Fiorenzo Pampolini, è curioso come i cantieri propedeutici ad una linea tranviaria siano giudicati impattanti mentre se sono propedeutici alla realizzazione di parcheggi, improvvisamente, non lo sono per nulla.
Spostare le sotto-utenze per dei tram è un’impresa ardita; spostarle per dei parcheggi un gioco da ragazzi.
Ma Fiorenzo, amico mio stimato, tu ben sai che le nostre curiosità le poniamo a chi crea le ciclabili e poi promuove gli scooter elettrici in sharing; a chi parla di potenziamento del servizio pubblico nel mentre gli cancella le corsie preferenziali. Dai.
Lo so, dovrebbe essere tutto molto più bello: aree interscambio come si deve, rotture di carico, assi di forza tranviari, bike-parking, ciclo-officine, bike-sharing, lo so. Sarebbe stato bello, che so io, fermarsi a Struppa, a Molassana, a Staglieno o in qualsiasi altra area periferica, salire su mezzi dall’adeguata portata e dalle adeguate frequenze, magari scendere proprio in Piazza del Portello e da lì prendere la biciletta e proseguire, oppure proseguire a piedi; passare anche, magari, davanti a quel palazzo e andarne orgogliosi dell’operato di chi vi tira le fila.
Ma per quanto tutto ciò faccia parte a pieno titolo di quella mobilità sostenibile tanto necessaria, per Bucci non c’è tempo; bisogna correre (alle urne) e, sicuramente, se molti di noi ci potranno arrivare vicino con il proprio mezzo e parcheggiarlo comodamente, l’approccio alla cabina sarà più conciliante; al punto da far dimenticare persino tutti gli scossoni presi lungo il tragitto sulle strade dissestate e continuamente martoriate da ogni genere di cantieri, per nulla impattanti, o quelle rotatorie sbagliate su cui da mesi l’assessore Campora sta pensando.
Comunque giudicherete voi se tutto ciò andrà declinato nella Mobilità in-Sostenibile di Bucci; decidetelo voi se quel “in” che precede sia appropriato oppure no.