Allerte meteo: sacrificare la prevenzione in nome della credibilità è un errore, non fatelo.
I colori della politica qui non c’entrano, o almeno non fino a quando il ruolo politico non si assume la consapevolezza che qualcosa da rivedere e migliorare c’è. E questo, indubbiamente, è innegabile anche a fronte degli ultimi esiti delle allerte meteo emanate in Liguria. Pertanto è auspicabile che “il tecnico” e “il politico” si siedano intorno a un tavolo, l’uno ricercando le possibili lacune e rivedendo le metodologie adottate trovandone le adeguate soluzioni, l’altro per fornire il dovuto supporto amministrativo e legislativo nonché quell’azione mediatoria, non sempre piacevole, a patto che non si limiti all’imprevedibilità del prevedibile, sintesi troppo spesso utilizzata per liquidare un deficit del sistema nel tentativo di darvi una giustificazione.
A monte di questo, tuttavia, c’è una riflessione molto più importante che desidero condividere con voi, ovvero soffermandoci sulla necessità di distinguere e dissociare la prevenzione dalla credibilità. La cultura della prevenzione è infatti qualcosa che ancora stenta ad entrare nel nostro quotidiano ma ahimè, questo stesso quotidiano ci riporta fatti imputabili unicamente alla non pratica della prevenzione. E questo accade in molteplici situazioni, dagli infortuni domestici a quelli sul lavoro, dove la trascuratezza di semplici precauzioni in nome di un’ostentata sicurezza e auto determinazione provocano effetti spesso irreversibili. Oppure come chi si erge a medico nel sottovalutare i sintomi di un proprio malessere, classificandoli di poco conto o affidandosi a rimedi personali; poi ci si accorge che i rimedi sono più devastanti dell’unica soluzione sensata che non si è voluta attivare, a volte è perfino troppo tardi.
Quando si parla di prevenzione dimenticatevi quei concetti legati alle “statistiche popolari” per i quali si è portati a pensare che solo perché una cosa sia già stata fatta in quella modalità senza conseguenze, sia allora giusto ripeterne il medesimo processo; oppure, al contrario, che se fenomeni fortuiti hanno evitato che una cosa accadesse allora quella stessa cosa non accadrà anche in seguito. Non è così. L’unico “popolare” fatto certo ed assoluto è che prevenire è meglio che curare, sempre.
Tornando all’argomento centrale, la storia, quella passata e quella più recente, ci da testimonianza del fatto che sottostimare è l’errore di cui più ne abbiamo fatto le spese con un conto finale tragico, sotto ogni punto di vista, ogni qualvolta ci è stato presentato. E se per chi ha ignorato i propri compiti di vigilare, informare, adottare le dovute precauzioni, il conto ha solo avuto risvolti legali per chi, invece, ne è rimasto vittima ignara il conto è stato saldato con un prezzo troppo alto.
Quello che sta succedendo ora è lo sbaglio più terribile che si possa compiere. Ovunque si solleva il malcontento dovuto alle emanazioni di allerte meteo che sfociano in un nulla di fatto; come quasi a far intendere che se si fossero rivelate efficaci nelle conseguenze allora saremmo tutti più contenti; cioè che senso ha un’allerta se non c’è una frana, un’esondazione, un po’ di danni o qualche vittima? E allora basta, non crediamoci più! Anzi screditiamone il senso stesso: “mettono allerta gialla? Fregatene…tanto non ci azzeccano mai. “
Guardate, questa pratica non solo è la peggiore in nome della stessa nostra sicurezza e incolumità ma è anche lo strumento migliore di discolpa che si possa offrire a chi, irresponsabilmente, potrebbe mancare nell’assolvere il proprio dovere.
La necessità vera è quella di avere un approccio costruttivo nelle cose; come ho detto all’inizio se qualcosa realmente non sta funzionando bisogna sensibilizzare tutte le parti affinché si appuri se si tratta di sola sensazione o se, invece, qualcosa da modificare, cambiare, migliorare nel sistema davvero c’è. E personalmente, tanto per essere chiaro, credo che qualcosa da rivedere ci sia ma non certo sacrificando la prevenzione in nome della credibilità; questo mai.