Brasile: Francia annuncia aiuti per 500 milioni di dollari per proteggere l’Amazzonia
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha mobilitato i leader internazionali per aumentare le risorse stanziate in favore di progetti per la protezione della foresta pluviale amazzonica.
I fondi dovrebbero essere raccolti e stanziati creando una partnership con i principali donatori internazionali, tra cui la Banca mondiale e la Banca interamericana di sviluppo, e con l’Ong Conservation International. L’obiettivo e’ raccogliere 500 milioni di dollari.
Il presidente Macron, dal canto suo, ha dichiarato che la Francia contribuirà con 100 milioni di dollari.
L’annuncio è stato fatto a New York, dove si sta svolgendo la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima.
Il finanziamento in favore di politiche per la riforestazione è stato uno dei temi centrali di un incontro avvenuto a margine del vertice mondiale sulle azioni da intraprendere a difesa dei cambiamenti climatici.
Già ad agosto Macron aveva annunciato di voler stanziare denaro da destinare alla difesa dell’Amazzonia.
Il piano, che prevedeva uno stanziamento da 20 milioni di euro, era stato presentato nell’ambito della riunione del paesi del G7 riuniti in Francia.
L’incontro era infatti avvenuto mentre in Brasile si registrava una delle più intense ondate di incendi che per settimane ha bruciato migliaia di ettari di foresta pluviale. Il piano fu improvvisato, organizzato in fretta in virtù dell’intenzione del presidente francese di voler attirare l’attenzione del mondo sugli incendi boschivi dell’Amazzonia.
Inserendo il tema nell’agenda del G7 di Biarritz, l’Eliseo auspicava lo sviluppo di “meccanismi di prevenzione molto più potenti” e la ricerca di una “buona governance” sul tema: “occorre includere le ong, le popolazioni autoctone più di quanto non si sia fatto. E mettere fine ai processi di deforestazione industriale”.
Il piano faceva guadagnare a Macron l’appellativo di “colonialista” da Bolsonaro, critico con l’idea che i grandi del mondo possano decidere su una questione senza che al tavolo sia presente nessuno dei protagonisti dell’emergenza.
Macron, da parte sua, ha più volte segnalato che “l’atteggiamento” di Bolsonaro mette seriamente a rischio la ratifica del trattato commerciale tra Unione Europea e Mercosur (l’area che oltre al Brasile comprende l’Argentina, l’Uruguay e il Paraguay).
Lo stanziamento era stato pensato anche per sopperire alle carenze di risorse economiche generato dal congelamento dei finanziamenti del Fondo Amazzonia da parte di Germania e Norvegia.
Lo scorso 16 agosto, il governo della Norvegia aveva informato di aver bloccato il trasferimento di 133 milioni di reais (29,6 milioni di euro) di contributi alla lotta contro la deforestazione relativi al Fondo Amazzonia.
La decisione delle autorità norvegesi, seguiva di alcuni giorni quella del governo della Germania che lo scorso 9 agosto aveva per primo annunciato che avrebbe sospeso il trasferimento.
In un’intervista pubblicata sul quotidiano norvegese “Dagens Naeringsliv”, il ministro norvegese per il clima e l’ambiente, Ola Elvestuen, ha affermato che il Brasile ha infranto l’accordo con Norvegia e Germania.
“Il Brasile ha infranto l’accordo con la Norvegia e la Germania da quando ha estinto il consiglio di amministrazione e il comitato tecnico del Fondo Amazzonia”, ha dichiarato il ministro norvegese. “Non avrebbero potuto farlo senza il consenso di Norvegia e Germania”, ha continuato. “Ciò che il Brasile ha fatto mostra che il governo non vuole più fermare la deforestazione”.
Il Fondo Amazzonia, creato nel 2008 e mantenuto esclusivamente con donazioni dai governi dei due paesi, fornisce risorse per mettere in pratica azioni volte a prevenire, monitorare e combattere la deforestazione e promuovere la conservazione e l’uso sostenibile dell’Amazzonia.
Tra il 2008 e il 2017, sono stati sostenuti 103 progetti con denaro del Fondo, per un importo totale di 1,9 miliardi di real (483 milioni di euro).
La Norvegia è il principale donatore di risorse (93,8 per cento del totale). La Germania ha finanziato il 5,7 per cento delle risorse a bilancio e la compagnia petrolifera statale brasiliana Petrobras, lo 0,5 per cento del totale.
In risposta alla sospensione norvegese dei trasferimenti al Fondo Amazzonia, il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro aveva ricordato che il paese da ancora la caccia alle balene e sfrutta il petrolio al Polo Nord.
Secondo il capo dello stato, sia la Norvegia che la Germania non hanno nulla da offrire al Brasile. “La Norvegia non è quella che uccide le balene lassù al Polo Nord, vero? Sfrutta anche il petrolio li’? Non ha nulla da offrirci”.
All’indomani dell’annuncio del congelamento dei fondi da parte della Germania, il presidente Bolsonaro, aveva affermato di non aver bisogno degli aiuti finanziari di Berlino per preservare il polmone verde del pianeta:
“Prenda il denaro e aiuti (il cancelliere tedesco) Angela Merkel a riforestare la Germania”, ha dichiarato alla stampa.
Secondo Bolsonaro il vero interesse del governo tedesco sarebbe quello di “comprare” l’Amazzonia.
La Germania “non comprerà l’Amazzonia. Possono fare l’uso che vogliono del loro denaro. Il Brasile non ne ha bisogno”, ha detto Bolsonaro. “Credete che i grandi paesi siano interessati all’immagine del Brasile o a impossessarsi del Brasile?”, aveva insistito il capo dello stato.
La controversia sul Fondo Amazzonia era nata a maggio, dopo che il ministro dell’Ambiente brasiliano, Ricardo Salles, aveva annunciato l’intenzione di apportare modifiche alla destinazione strategica del denaro.
Brasilia aveva proposto, tra le altre cose, di utilizzare il denaro del fondo per compensare i proprietari di immobili rurali, politica che non rientra nella tutela della foresta.
Inoltre, con decreto presidenziale, il governo aveva estinto lo scorso aprile il Comitato di orientamento del Fondo Amazon (Cofa) e del Comitato tecnico del Fondo Amazon (Ctfa), insieme a centinaia di altri organi collegiali legati alla pubblica amministrazione.
Norvegia e Germania hanno immediatamente preso posizione contro i cambiamenti, minacciando di smettere di finanziare il fondo.
Per alcuni mesi i ministeri dell’Ambiente e degli Esteri del Brasile avevano avviato trattative politiche e diplomatiche con i governi di Germania e Norvegia per cercare di evitare il taglio dei finanziamenti al fondo Amazzonia.
Tuttavia la posizione assunta dal governo Brasiliano e i dati sulla deforestazione hanno spinto i due governi a sospendere i trasferimenti.
Ad agosto a peggiorare la situazione ci sono stati gli incendi. Dall’inizio di gennaio all’otto settembre ci sono stati 51.760 roghi nella sola area della foresta pluviale.
Nello stesso periodo dell’anno precedente erano stati 34.995 focolai.
L’aumento di quest’anno è quindi nella misura del 48 per cento. Considerando l’intero territorio nazionale, dal primo gennaio all’otto settembre 2019, il sistema ha registrato 102.786 incendi in Brasile, con un incremento del 45 per cento rispetto ai 70.631 righi nello stesso periodo del 2018.
Dall’inizio delle serie storica avviata nel 1998, in quasi tutti gli anni il numero totale di incendi a settembre è stato superiore rispetto ad agosto a causa della stagione secca che dura da luglio a ottobre.
Questo dato non fa ben sperare dal momento che il mese di agosto ha superato tutti i record negativi per incendi e deforestazione.
Secondo i dati dell’Inpe, relativamente ai soli incendi, il numero di roghi nel territorio della foresta pluviale amazzonica brasiliana è aumentato del 196 per cento ad agosto rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Nel 2018 i roghi registrati erano stati 10.421, nel 2019 la cifra è salita a 30.901.
Secondo l’Inpe si tratta del numero più alto osservato dal 2010.
Secondo i calcoli dell’istituto, la media storica di incendi nella foresta pluviale amazzonica, relativamente al mese di agosto, è di 25.853 roghi.
Da gennaio ad agosto di quest’anno sono stati registrati nella sola foresta amazzonica 46.825 incendi rispetto ai 22.165 dello stesso periodo del 2018, in aumento dell’111 per cento.
Gli incendi sono aumentati ad agosto e nei primi otto mesi dell’anno anche in relazione al territorio dell’Amazzonia legale, composta dagli stati di Acri, Amapà, Amazonas, Mato Grosso, Parà, Rondonia, Roraima e Tocantins e parte del Maranhao.
Ad agosto nella regione sono stati registrati 39.177 incendi rispetto ai 15.001 di agosto dello scorso anno, in aumento del 161 per cento quest’anno.
L’ondata di incendi dolosi che ha interessato varie aree della foresta amazzonica brasiliana ha causato una preoccupante accelerazione della deforestazione registrata nei primi otto mesi dell’anno.
Secondo quanto rivelato dall’Inpe solo ad agosto, mese nel quale la foresta amazzonica è stata colpita da un’ondata di incendi senza precedenti, sono andati distrutti 1.700 chilometri quadrati di foresta in aumento del 223 per cento rispetto ad agosto 2018 quando la deforestazione aveva colpito 526 chilometri di territorio.
Spinta dai dati negativi di agosto la deforestazione è praticamente raddoppiata anche nel periodo compreso tra gennaio e agosto 2019.
Nei primi otto mesi dell’anno sono andati distrutti 6.404 chilometri quadrati di foresta pluviale, rispetto ai 3.336 chilometri quadrai del 2018, segnando un aumento del 91,9 per cento.
I dati del sistema Deter mostrano un continuo aumento della deforestazione amazzonica dal 2012.
Quell’anno, la perdita fu di 4.571 chilometri quadrati. Nel 2016 la deforestazione ha raggiungo complessivamente i 7.893 chilometri quadrati e l’anno successivo i 7.536 chilometri quadrati.