Bucci, una domanda: Fogliani è ancora un supersaggio?
Oggi Gregorio Fogliani è l’artefice di una fra le più enormi catastrofi imprenditoriali e occupazionali di Genova che, per via delle altre società controllate dal gruppo QUI!, ha intaccato anche il tessuto lavorativo nazionale.
Nel 2015 lo stesso Fogliani annunciava un bel +7% di fatturato rispetto al 2014; una crescita di circa 40 milioni di euro per un complessivo di 650 milioni. E, sempre in quell’occasione, Fogliani dettava le ambiziose tappe imprenditoriali per i successivi due anni guardando ad una espansione in Messico e negli Stati Uniti, dopo aver consolidato la posizione già avviata in Brasile.
Le ambizioni di Fogliani passavano, oltre che per i sogni espansionistici del gruppo di cui era presidente, anche per gli investimenti in ricerca e sviluppo; da elargizioni di fondi ai poli tecnologici di Genova e Napoli, a collaborazioni con le università dalle quali, poi, gli venivano forniti “nuovi talenti” da inserire in azienda, per concludersi con continui investimenti nella “formazione”.
Sempre nel 2015 QUI!Group si assicurò, in Italia, 5 dei 7 lotti banditi da Consip per la fornitura di buoni pasto alla Pubblica Amministrazione e strinse un importante accordo con ANCI per rinnovare e digitalizzare il welfare pubblico degli enti locali interessati.
Tali erano le dimensioni del gruppo e il vanto di Fogliani, che lui stesso non esitava a dichiarare che da lì a poco “questo ci posizionerà definitivamente come leader del mercato”
Non aveva torto, in effetti, dal momento che nel 2017, sempre per voce di Fogliani, il margine operativo lordo ammontava a oltre 19 milioni di euro con un incremento del 15% rispetto al 2016.
Sebbene questi dati si riferivano al margine operativo lordo, pratica assolutamente lecita, non posso però non farvi notare che, in realtà, il fatturato complessivo dichiarato nel 2017 era consolidato a 560 milioni; 90 milioni in meno rispetto al 2015.
Sono un ignorante in materia ma a me pare evidente che, a fine 2017, QUI!Group qualcosa stesse perdendo.
Intuizione valida o meno sta di fatto che già nel corso del 2017 le cose non andavano benissimo; con un’accodarsi di imprese del settore ristorazione che lamentavano il mancato pagamento delle fatture da parte di QUI!Group e, infatti, nel 2018, il coperchio non ha più retto alla pressione.
Complice, poi, anche l’assemblea degli azionisti che costituivano la QUI!Services, controllata proprio dai soci, che il 28 giugno 2017 aveva approvato un bilancio che in seguito venne riveduto e corretto; nelle cifre e nella sostanza comparì una perdita di 250 milioni contrariamente alla manciata di milioni precedentemente dichiarati in utile.
La stessa Consip avviò la risoluzione anticipata delle convenzioni per la Pubblica Amministrazione in Liguria, Piemonte, Lombardia, Lazio e Valle D’Aosta.
Da qui l’apertura dell’inchiesta da parte della Procura genovese per falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e truffa ai danni dello Stato che portò la QUI!Group a fare istanza di amministrazione straordinaria.
Nel frattempo emerse che il debito del gruppo era di oltre 320 milioni di euro e coinvolgeva migliaia di creditori fra piccole e medie imprese nel settore della ristorazione, con crediti che andavano (e rimangono) da poche migliaia a centinaia di migliaia di euro a seconda dei casi.
Questo spinse il tribunale fallimentare a respingere l’istanza di amministrazione straordinaria e ad accogliere la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura.
Siamo a settembre 2018 e, arrivando ad oggi, il fallimento di QUI!Group ha coinvolto anche le altre società di proprietà fino ad arrivare a Moody e al marchio Pasticceria Svizzera.
E questo è un effetto domino che tutti avevamo annunciato e che chiunque avrebbe potuto facilmente intuire. Ma in realtà non proprio tutti hanno saputo cogliere questo intrinseco allarme.
QUI!Group, l’abbiamo già detto, lascia a casa centinaia di lavoratori e sta mettendo in ginocchio migliaia di esercenti che hanno come unica colpa quella di aver elargito pasti in regime sostitutivo del servizio mensa, accettando i ticket dai loro clienti.
In tutta questa brutta vicenda, ancora una volta, emerge lampante la leggerezza da parte di Governo e istituzioni locali nell’affrontarla o, per meglio dire, nel non affrontarla.
Da parte del Governo un solo tavolo, a settembre 2018, con le associazioni di categoria a tutela degli esercenti e delle imprese del settore; da allora e fino ad oggi il silenzio più assoluto.
Da parte di Regione Liguria un timido annuncio solo ieri, a seguito della manifestazione degli ex QUI!Group a Piccapietra, con la convocazione di un tavolo per la giornata del prossimo 14 marzo, in cui si affronterà (finalmente) la questione degli 365 (il numero nazionale è 445) fra lavoratrici e lavoratori rimasti senza stipendio e senza ammortizzatori sociali dallo scorso settembre, ai quali si sono aggiunte altre 56 persone a seguito della chiusura di Moody e Pasticceria Svizzera in questi giorni.
Al netto dell’imbarazzante ritardo delle istituzioni locali, fino ad oggi pressoché assenti, bisogna però osservare che anche sulla questione dei lavoratori e lavoratrici la pertinenza sarebbe più del governo centrale, data proprio la collocazione su territorio nazionale di parte delle maestranze.
Ma Comune di Genova e Regione Liguria dovrebbero anche avviare un tavolo di crisi sul commercio per trovare strumenti che diano risposte (e soluzioni) alle imprese del settore e, allo stesso tempo, alle persone rimaste disoccupate.
E’ gravissimo che da settembre ad oggi, a poco più di 6 mesi dal fallimento, ancora non sia stato fatto.
Grave nei riguardi dei lavoratori e altrettanto grave nei riguardi delle piccole e medie imprese coinvolte.
E nei riguardi di quest’ultime la questione sa anche molto di vera e propria beffa ai loro danni; perché il primo garante indiretto di QUI!Group era proprio Consip, lo Stato, che aveva convenzionato la Pubblica Amministrazione fornendo i buoni pasto ai dipendenti e ha continuato a fornirli anche quando erano già in atto le prime avvisaglie circa le insolvenze del gruppo nei confronti degli esercizi commerciali.
Insomma, per chiudere il cerchio, se Fogliani ha trasformato QUI!Group in un enorme pasticcio, le Istituzioni stanno dimostrando di non avere né le capacità né le competenze sufficienti per cercare di mediarlo. Ho dei seri dubbi anche circa le volontà.
Faccio un ultimo passo indietro, tornando a dicembre del 2017 quando Fogliani, con tanto di cerimonia in pompa magna, donò alla Croce Rossa un furgone refrigerato per le consegne dei pasti a persone e famiglie in difficoltà.
In quell’occasione un giornalista chiese al sindaco Bucci come mai non avesse ancora nominato Gregorio Fogliani nella cerchia dei suoi “Saggi”, o nominato fra gli ambasciatori di Genova nel mondo. Bucci rispose che “Gregorio è un supersaggio”.
Ecco, visto il quadro generale, mi viene spontaneo domandare a Bucci se, ancora oggi, considera Fogliani un “supersaggio”.
Perché siamo davvero stanchi di “leggerezze” che si trasformano in macigni pesantissimi e siamo ancora più stanchi di vedere un continuo di macigni che formano macerie perché non siete in grado, a nessun livello, di evitarlo.
Abbiamo ancora fresca la questione Rinascente, altro fiasco di Comune e Regione. Senza contare tutte le progressive chiusure di altre attività che hanno preceduto nella stessa zona.
A Piccapietra sembra essere tornato “o piccun“, i cui colpi fanno eco tra le folate di quel vento che tanto dite di aver cambiato e che invece, ad ogni soffio, porta con sé un po’ più di desolazione.