Coronavirus, Pastorino (Leu): Chiarire gestione presidi sanitari a San Martino di Genova
“Ho ricevuto numerose e ripetute segnalazioni riguardo a presunte criticità presso l’ospedale San Martino di Genova, relative a carenze nei presidi sanitari in termini di sicurezza per gli operatori, nell’applicazione di protocolli, nonché nella gestione e nella logistica dei posti letto dedicati a pazienti contagiati o potenzialmente contagiati da Coronavirus.
Sono ben consapevole della delicatezza del momento e delle oggettive difficoltà del caso.
Ma nel rispetto del mio ruolo e degli obblighi istituzionali che ne derivano, quindi in qualità di Deputato della Repubblica eletto sul territorio e di garante della salute pubblica insieme a tutte le istituzioni locali in questa emergenza, ho dato mandato alla mia segreteria di inoltrare una nota circa quanto da più parti asserito, al Direttore di Alisa e del San Martino di Genova affinché possa essere fatta luce e trasparente informazione sulla questione”.
Lo dichiara, in una nota, il deputato genovese di èViva, Luca Pastorino, segretario di presidenza alla Camera per Leu.
“Ovviamente – aggiunge Pastorino – ho ritenuto opportuno informare, di quanto mi è stato riportato, direttamente il ministero della Salute.
Sono certo del fatto che le autorità sanitarie locali provvederanno quanto prima, e nell’interesse anche mediatico, a fare chiarezza su quanto da più parti rappresentato in queste ore”.
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Ringrazio Luca, davvero di cuore. Purtroppo la situazione sul fronte è davvero dura e, lo posso tranquillamente testimoniare, le segnalazioni sono davvero lo specchio della realtà.
Noi ci siamo, siamo in prima linea e andiamo avanti perché non siamo eroi ma semplicemente professionisti che altro non facciamo che quello che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare.
Ma ora che le coscienze si sono accorti dell’efficienza della Sanità Pubblica e della sua indispensabilità è giunto il momento che chi ne è preposto a garantirla, come Regione Liguria, accantoni definitivamente i modelli fallimentari di privatizzazione che ci hanno portato ad una situazione insostenibile e che si è rivelata fallimentare anche nei modelli di regioni che ne hanno fatto vanto (vedi la Lombardia) alla luce di ciò che stiamo vivendo oggi.
Noi ci siamo, lo ripeto, ma non siamo carne da macello e non chiediamo di essere “martirizzati”, chiediamo solo di poter operare in sicurezza e con le dovute tutele; non tanto per noi ma per i pazienti e per tutte le persone che gravitano intorno alle nostre vite.
Perché, prima di tutto, siamo persone.