Decreto “sisma”: nessun cambiamento dal governo del #cambiamento.
“C’è necessità di una semplificazione burocratica”, disse Giuseppe Conte a giugno, durante la visita nelle zone colpite dal terremoto del 2016 nel Centro Italia. Un impegno forte, di cambiamento, quello che si assunse nei riguardi di quella “ricostruzione” che, a distanza di due anni, è ancora ferma al palo e nella assoluta necessità di provvedimenti governativi tali da renderla “motore” di ripresa, sociale ed economica.
Paola De Micheli, Commissario per la Ricostruzione, sempre a giugno chiese alla Commissione Speciale del Senato di valutare ben 24 modifiche da integrare al decreto, allora in fase di elaborazione, propedeutiche per un avvio della ricostruzione all’insegna della semplificazione.
Una, fra tutte, la riapertura del bando della cosiddetta “zona franca” per permettere alle imprese, incredibilmente tagliate fuori nonostante l’aver subito ben due sismi, di godere dei “benefici fiscali”.
Ebbene, nonostante le parole di Conte e le ancor più antecedenti promesse elettorali di Lega e M5S, il decreto “sisma” è uscito dal Senato tale e quale a come era stato elaborato nella sua fase iniziale e domani approderà alla Camera per l’approvazione finale.
Anche l’introduzione della sanatoria per le case auto costruite e il condono per le difformità gravi in quelle da ricostruire, fanno comunque parte delle misure già elaborate dal governo precedente insieme a tutti i soggetti coinvolti (Enti Locali, Comuni, Regioni).
Di semplificazioni e sburocratizzazione nessuna traccia, così come nessuna riapertura della “Zona Franca” ma dal 2019 ritornano le tasse e l’avvio dei pagamenti (rateizzati) di quelle sospese nel biennio.
E oltre a tornare le tasse permane, a tutt’oggi, l’inaccessibilità alla famosa “rottamazione” prevista da Equitalia per le cartelle esattoriali. Inaccessibilità legata indissolubilmente, chissà poi perché, alla sospensione delle notifiche.
Anche sul piano occupazionale nessun provvedimento a sostegno delle tante persone rimaste senza lavoro.
Tutto in salita, sulle macerie, senza coperture economiche, senza alcuna semplificazione, senza accessibilità a benefici fiscali; un motore destinato a restare ancora fermo perché privo di quella componente fondamentale per il suo avvio: l’alimentazione.
Di ridicolo non c’è proprio nulla, anzi, c’è da interrogarsi – e seriamente – del perché accada così sovente che quando l’opposizione non è più tale, come ora per Lega e M5S, la tendenza sia sempre quella di rimangiarsi quanto perseguito, promesso, gridato.
E oggi che quell’opposizione è maggioranza non riesce a trovare un equilibrio, tanto è vero che il Ddl sisma lascia scontenti una larga parte di coloro che vi appartengono; forse un po’ spaesati da questo non #cambiamento.
Quella stessa maggioranza che, da giorni, continua a chiederci perché non ci siamo mai messi magliette colorate per i terremotati non comprendendo una sottile ma sostanziale differenza: noi non abbiamo mai negato l’esistenza dei terremotati né augurato loro di restare sepolti vivi (che equivale ad annegare).
Noi, al contrario, nel nostro piccolo, siamo stati e continuiamo a rimanere in prima linea con loro ma senza fare passerelle, senza fare propagande elettorali; semplicemente portando loro aiuti e sostenendoli con azioni in parlamento, con emendamenti e norme che, stranamente, vengono poi respinti.
Un cambiamento senza nessun #cambiamento che, però, non costa caro né a noi né a loro ma ad un’intera Comunità che dalle macerie deve risollevarsi, a quanto pare, contando unicamente sulle proprie forze.