Gentiloni e voucher. E niente; non ha capito
Ieri si è tenuta la consueta conferenza stampa di fine anno. Sorvolo sul fatto che le dichiarazioni del Premier Gentiloni hanno rimarcato la volontà di dare “continuità” al precedente esecutivo (che poi è praticamente lo stesso di ora) difendendo in tutto e per tutto il percorso lasciato, promuovendone le sue riforme.
Quelle stesse riforme, sbagliate nella forma e nella sostanza, che hanno generato situazioni di “stallo” per il Paese e condizioni peggiorative per il mondo della scuola e del lavoro (ad esempio). Ma vanno bene così, dice.
Come ha giustamente ironizzato il mio Segretario, Pippo Civati: “tutto a posto“.
Personalmente non mi aspettavo un discorso molto diverso; magari qualche segnale di discontinuità in più però lo speravo.
Di sicuro mi sarei aspettato, in tema di lavoro, che la questione “voucher” venisse affrontata con maggior consapevolezza.
Il sistema voucher genera: “precarietà“, “assenza di garanzie“, “sfruttamento” e lo fa in maniera del tutto legale; questo è il punto.
Nessuno ha mai detto che i voucher sono “il copyright del lavoro nero” ma, sinceramente, è anche difficile non trovare estremamente labile il confine fra legale e illegale: precarietà, assenza di garanzie, sfruttamento, direi che stonano non poco con un sistema legale.
Non è possibile che, ancora ieri, si dica “bisogna capire“. Cosa c’è da capire? Non è abbastanza chiaro già così?
Nel frattempo continuano a perdere tempo aspettando i risultati della nuovo tracciamento per capire e correggere gli abusi quando la soluzione più semplice sarebbe ridefinirne i campi di applicazione e le modalità.
D’altronde il Jobs Act è un’ottima riforma.