La Liguria “cementata” al 1° posto nel nord dalle ecomafie
Il dossier sulle Ecomafie non lascia scampo alla Liguria che la vede al primo posto nel nord Italia e all’ottavo su tutto il territorio nazionale. Un dato raccapricciante sebbene gli effetti della legge 68/2015 sugli ecoreati siano positivi.
E’ Legambiente a snocciolare i numeri in un dossier che evidenzia sì una flessione degli illeciti a livello nazionale ma che evidenzia anche la necessità di incrementare ulteriormente gli sforzi nella lotta ai reati ambientali, prodotti dal sistema delle ecomafie, con l’introduzione di ulteriori proposte:
I numeri a confronto fra il 2015 e il 2016 dimostrano una flessione di 7 punti percentuali, passando da 27.745 del 2015 a 25.889 nel 2016 il numero dei reati ambientali accertati e con un incremento degli arresti, 188 nel 2015 e 225 nel 2016. Ne consegue un discreto incremento sia nelle denunce che nei sequestri.
Sebbene questi siano dati positivi è innegabile che vi sia ancora moltissimo lavoro da fare specie nell’ambito della corruzione, nell’abusivismo edilizio e nel ciclo illegale dei rifiuti. Tre pilastri per le ecomafie.
Anche perché i “clan” dediti all’ecomafia continuano comunque a crescere nonostante il loro fatturato globale, grazie alla legge 68, si è ridotto di 6,2 miliardi di euro rispetto al 2015 attestandosi a 13 miliardi di euro nel 2016.
Pensate che solo nell’abusivismo edilizio si registrano, nel 2016, ben 17.000 nuovi immobili abusivi realizzati sul territorio.
Ma veniamo al quadro che porta al triste primato della Liguria nel nord Italia.
Campania, Sicilia, Puglia e Calabria si contendono, purtroppo, il dato più alto a livello nazionale degli illeciti ambientali che, da sole, costituiscono il 44% (nel 2015 era il 48%) della spalmatura complessiva.
La Liguria, invece, si attesta al primo posto nel nord con un peso complessivo del 5,9% che racchiude ben 1456 denunce, otto arresti e 155 sequestri.
Il business di maggior rilievo nella nostra regione è quello a riguardo del “ciclo del cemento” con 159 infrazioni accertate, 278 denunce e 25 sequestri. Il ponente ligure, soprattutto l’Imperiese, registra la più alta concentrazione di reati con 76 delle 159 infrazioni e 158 delle 278 denunce rilevate.
Che la provincia Imperiese sia particolarmente appetibile è un dato di fatto ma, guardando il dato complessivo, è chiaro che nella Liguria le infiltrazioni mafiose ed ecomafiose siano ancora un fenomeno ben radicato e per il quale è evidente che si stia facendo ancora troppo poco per contrastarlo.
Come ha fatto notare anche Santo Grammatico, Presidente regionale di Legambiente, “per troppo tempo questo problema è stato irresponsabilmente trascurato“.
La criminalità organizzata gode ancora di ottima salute insomma, anche in Liguria evidentemente. Per contrastarla serve ancora più impegno; in primis occorre un impegno politico nell’accelerare l’iter legislativo per la riforma delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale con l’approvazione dei decreti attuativi che consentiranno di avere a disposizione norme chiare e stringenti, nonché maggiori risorse per l’espletamento e il rafforzamento dei controlli sui reati ambientali.
A questo si deve affiancare un impegno ancora più decisivo nel sostenere quell’economia “pulita”, fatta di soggetti e imprese che dell’ambiente hanno vero interesse investendo in “economia circolare”, contrastando sempre più quelle organizzazioni criminose che, invece, prolificano i loro interessi illeciti nell’ambiente.
Queste sono le uniche ricette indispensabili per incrementare sempre più la lotta al contrasto delle infiltrazioni mafiose ed ecomafiose nel nostro Paese e nella nostra Regione. Lo si deve fare senza se e senza ma, in maniera responsabile e conscia del fatto che la strada è ancora tutta in salita e che di lavoro da fare ce ne è davvero ancora molto.