Municipio I Centro Est; perché Chiamami Genova
Noi della lista civica “Chiamami Genova Municpio I Centro Est“, quello che abbiamo creato con voi, quello che continueremo a fare insieme.
Abbiamo costruito un programma con le persone, elaborandolo e correggendolo insieme a loro allo scopo di ottenere una visione seria e reale, calata nei territori del Municipio. È un percorso faticoso, certo, ma è l’unico perseguibile. Ne siamo convinti e ne sono convinto da tempo. Senza partecipazione le istituzioni non rappresentano i cittadini perché da essi non sono rappresentate. Non c’è alcun schema da ribaltare; c’è solo da riportare un sistema ovvio laddove è stato accantonato preferendolo ad un meccanismo di autoreferenzialità, non equilibrato nelle scelte, nelle azioni, nell’ascolto e nelle risposte.
Noi stiamo ragionando con un obiettivo differente, che non si limiti ad una visione quinquennale ma ad una visione più seria e lungimirante, che guardi anche al “dopo di noi” lasciando progetti tangibili e seri ai quali sia possibile garantire continuità nel tempo grazie ad una progettualità fatta bene, condivisa e partecipata.
Abbiamo molto lavoro davanti a noi, a cominciare dalle incompiute come, ad esempio, l’oratorio della Scuola Garaventa mai terminato ma stranamente omesso da “una certa politica” in questa campagna elettorale che afferma di aver “aperto una scuola” attribuendosene pieno merito e dimenticando che, in realtà, il mancato completamento dei lavori non consentirà anche per il prossimo anno scolastico di avere una scuola a pieno regime della sua capienza con sezioni raddoppiate.
Abbiamo problemi di decoro urbano, non solo nel centro storico ma in tutte le delegazioni di questo Municipio; situazioni di degrado dovute a scarse o inesistenti manutenzioni ma anche a lavori di riqualificazione mal progettati, che sembrano aver più seguito la logica del “dove non vedo”.
E lo stesso problema lo abbiamo con la sicurezza, con l’illuminazione, con l’assenza di servizi igienici e con una errata organizzazione del servizio di nettezza urbana.
Abbiamo un tessuto commerciale da tutelare e rilanciare, con un dialogo continuo con le Associazioni di categoria e con i CIV, con politiche serie in materia di riqualificazione delle aree seguite da uno studio accurato dei patti d’area attraverso un dialogo costante con chi opera sui territori per un’applicazione sensata degli stessi, di incentivazioni e di premialità fiscale a coloro che operano in maniera virtuosa, offrendo servizi e prodotti di qualità, di collaborazione e sostegno attivo alle tante iniziative messe in campo dagli esercenti.
Politiche di sgravi fiscali generalizzate, come il recente declassamento della tassa sui dehor (che poi si potrebbe più definire “restituzione di un maltolto”), sono solo “spot” da campagna elettorale che mettono tutti sullo stesso piano e non premiano certo i virtuosi.
Abbiamo un turismo che è fonte vitale per la nostra città; dobbiamo mettere in campo maggiori strumenti da mettere a disposizione. Dobbiamo integrarlo in una “rete” costituita da percorsi qualificati, che guidino alla scoperta di tutte le bellezze della nostra municipalità assieme al nostro miglior commercio, ai prodotti a chilometro zero, alle iniziative che in quel momento si trovano in essere sul territorio.
Dobbiamo fare questo utilizzando la tecnologia, supporto ormai indispensabile alla portata di tutte e tutti, ma dobbiamo anche farlo con mappe e segnaletiche multilingua, da rendere disponibili sia in formato brochure sia mediante l’installazione di cartellonistica apposita.
Occorrono maggiori punti di informazione turistica; impensabile, ad esempio, che questi manchino nelle principali stazioni ferroviarie e nella Stazione Marittima.
Il Centro Est si estende dal mare ai monti, in un percorso affascinante che muta continuamente. È una caratteristica che solo Genova può offrire, bisogna solo saperla valorizzare.
Abbiamo bisogno di più cultura, di maggiori eventi, di musica. A differenza di altre realtà, a Genova non dobbiamo inventarci nulla. Abbiamo tutto, è sufficiente prenderne consapevolezza e rimboccarsi le maniche.
Palazzi, monumenti, ville, strade, vicoli, panorami e piazze hanno una storia da raccontare, da ricordare, perché Genova fu innanzi tutto Repubblica Marinara con arti e tradizioni che l’hanno contraddistinta fin dall’epoca medioevale.
Genova sa fare musica, sa scriverla, sa produrla. A partire dai più grandi compositori che in Genova hanno trovato la loro fonte d’ispirazione, passando per gli innumerevoli cantautori che hanno reso questo città Superba, fino ad arrivare ai tanti talenti che sono sparsi nei nostri territori.
Non dobbiamo inventarci nulla, dicevo; dobbiamo solo mettere in sinergia tutto questo patrimonio culturale, utilizzando gli spazi comuni, promuovendo iniziative e agevolandone la sua espressione.
Abbiamo un patrimonio associativo, parte integrante di una città che da sempre conosce il significato della parola “accoglienza” e che si è sempre spesa generosamente in questo.
Dobbiamo tornare a valorizzare tutto questo e dobbiamo farlo semplicemente con l’ascolto attivo di ciò che le Associazioni sono in grado di dirci. Non possiamo pensare di non tenere in considerazione il loro sapere.
Come per la cittadinanza, anche per le Associazioni è necessario condividere insieme le decisioni migliori sui percorsi da intraprendere, perché solo chi vive nelle situazioni, nei territori, nelle dinamiche è in grado di indicarci quali siano le reali necessità.
Abbiamo bisogno di “integrazione”, attraverso percorsi concreti che restituiscano dignità prima di tutto, che non lascino indietro nessuna e nessuno, che favoriscano una multiculturalità ormai indispensabile.
Abbiamo la possibilità di fare queste e tante altre cose, con un po’ di coraggio e con la voglia di “metterci la faccia”. Tutte e tutti abbiamo la possibilità di fare una scelta per Genova e per noi.
Domenica 11 giugno si potrà scegliere se tapparsi il naso, scegliendo il “meno peggio” che però sarà sempre dalla parte dei peggiori, oppure si potrà scegliere di cambiare una volta per tutte; di sentirsi finalmente liberi e libere di esprimersi respirando a pieni polmoni, scegliendo un progetto che è anch’esso libero:
libero dai vecchi, brutti schemi che hanno caratterizzato gli ultimi quarant’anni; libero da qualsivoglia imposizione data dalle strutture che vi stanno dietro; libero, finalmente, di esprimersi con le sole forze civiche che lo compongono, ricche di contenuti e professionalità davvero capaci di attuare un cambiamento.
È un progetto unico ma che ha una potenzialità enorme al punto tale da spaventare un certo “sistema” politico.
Strano e quasi incredibile di come le cose più normali siano quelle che fanno più paura.
Chiamami Genova ha scelto voi e adesso è a voi che spetta l’ultima decisione.