Pernigotti, riflessioni e timori
Se da una parte sono contento per lavoratori e lavoratrici per come si stiano mettendo le cose, dall’altra ho molti timori per come è impostata tutta questa operazione.
A partire dal “contoterzismo”, non di facile gestione per un complesso strutturato come Pernigotti.
Non a caso le aziende che faranno da conto terze basano tutto sui fondi pubblici che già a settembre dovranno arrivare per tenere in piedi l’intera operazione. Diversamente tutto cadrà nel vuoto.
Ma con lo stanziamento di fondi pubblici non si risolve del tutto, si mette una pezza che magari può durare anche qualche anno, ma sempre una pezza è.
Una piccola nota a margine: ieri, il Ministro, dei fondi non ne ha parlato. E non mi stupisce.
Al Mise sanno benissimo che se non ci sarà un buon piano industriale questa operazione è destinata a sciogliersi nel tempo e non saranno i fondi pubblici a evitarlo.
E infatti il gruppo Toksoz non molla il marchio e prosegue con la produzione in Turchia (alla faccia del Made in Italy).
Ho detto “al Mise”, non Di Maio; perché lui, ai tavoli, no siede quasi mai. Lui fa le dirette.