Poirot, caso PD: Le problème n’est pas la scission, mes amis. Le problème c’est l’indécision. N’est-ce pas?
Con la sua calma, riflessione, precisione e perspicacia Hercule Poirot avrebbe analizzato il caso PD, partendo proprio dalla dicotomia del nome, PD.
E su questi concetti “indiziari” avrebbe poi basato l’impianto probatorio dell’intera indagine, tutto sommato insolitamente rapida rispetto a casi più complessi ma che, per la prima volta, lo portò ad una conclusione che lasciò perfino sé stesso basito da quanto essa stessa era semplice, quasi scontata.
Interrogò tutti, sospetti e testimoni, amici e conoscenti dei primi; intrecciò le loro storie e il loro “vissuto”; colse ogni sfumatura, anche quelle caratteriali ma “caratterizzanti”.
Ascoltò Renzi, Bersani, D’Alema, Cuperlo, Orfini, Emiliano, Franceschini, Epifani, e tanti e tante altre.
Per ultimo, a sorpresa, ascoltò pure Del Rio che, insistentemente, faceva pressioni per acquisire dei tabulati telefonici; per verificare una telefonata che non c’era stata, sosteneva, ma che poi ci sarebbe stata, ritrattò.
E non lo fece perché già aveva inutilmente cercato una “ditta” della quale ogni tanto ne trapelavano indiscrezioni sommesse.
Insomma Poirot chiuse il caso, come da consuetudine, radunando tutti in una stanza, davanti ad una buona tisana calda, dicendo loro: Le problème n’est pas la scission, mes amis. Le problème c’ est l’indécision. N’est-ce pas?
Ma siamo ai tempi nostri e per fortuna l’abbiamo capito anche senza il buon Hercule Poirot e l’abbiamo capito prima ancora delle loro indecisioni. E abbiamo deciso.
Adesso, se non vi dispiace, parliamo di #cosedifuturo, cose possibili che già sono nate (da tempo) e che altre ne nasceranno in quella che noi chiamiamo Costituente delle idee, così, semplicemente, Possibile.