Imporre la scelta tra peggio e meno peggio oramai non basta più, atteso che il meno peggio è la causa del peggio
La frase centrale di questo post, ripresa come titolo, da sola basterebbe per dire tutto: imporre la scelta tra peggio e meno peggio oramai non basta più, atteso che il meno peggio è la causa del peggio.
Con Alfredo Curto ho condiviso la campagna elettorale di Chiamami Genova con la lista per il Muncipio Centro Est in cui, non posso certo negarlo né dimenticarlo, si è speso tantissimo e in maniera trasversale fra la campagna per il Municipio e Chiamami Genova in generale, con passione e, soprattutto, con visione.
Alfredo è uno dei ragazzi e delle ragazze che compongono il gruppo #Under35 , spontaneamente nato durante la campagna di Chiamami Genova; loro sono la testimonianza che smentisce la menzogna del luogo comune “ai giovani non interessa niente della politica”: provate a seguirli, ad assistere ad uno dei loro incontri e poi mi direte.
Io posso dirvi che sono felice e orgoglioso che il loro impegno continui sia con Chiamami Genova che con Possibile.
Per questo, ieri sera, non ho potuto fare a meno di chiedere a Alfredo il permesso di pubblicare su questo blog il suo pensiero postato su Facebook, condividendone appieno ogni riflessione, ogni spunto in esso contenuto.
E’ uno stimolo mica da poco.
Buona lettura e grazie Alfredo:
Dopo aver aspettato alcuni giorni per ascoltare tutte le parti coinvolte sia all’Assemblea tenutasi al Brancaccio sia nei ballotaggi, esprimo un paio di considerazioni (post molto lungo, menoso, polemico e #rancoroso sapevatelo):
1) Brancaccio: spunti molto interessanti provenienti da chi già da tempo parla di una nuova lista unitaria di sinistra che parta da un manifesto politico condiviso proveniente dal lavoro di tutti i soggetti potenzialmente interessati, basato su di un percorso di consultazione con i soggetti che vivono e abitano il nostro Paese.
Mi è sembrato evidente (e non sono l’unico a pensarla così) che MDP non abbia nessun interesse a far parte di un qualsivoglia progetto che coinvolga le altre forze a sinistra del PD.
Tuttavia, in pieno stile D’alemiano (vds. terzo segreto di satira: il D’alemiano), non saranno mai loro a dire agli altri che non ci stanno ma faranno in modo di farselo dire sì da poter ritornare da dove sono venuti con più potere di quanto avevano prima.
Troppe divergenze e, soprattutto, mai dire ad un D’alemiano che buona parte della responsabilità politica per l’attuale situazione del Paese appartiene al fondatore e membro di punta di MDP-Art. 1 perché non ve lo perdonerebbe (Lui !)
Sinceramente spero che alcuni membri della compagine di baffino (D’Attorre, Speranza, Scotto, Quaranta) abbiano la forza e la statura politica di staccarsi dal Movimento Democratico e Progressista, anche se temo che non succederà.
Condivido e comprendo il tentativo di Giuseppe Civati e di Nicola Fratoianni di tendere la mano a chi “ha fatto qualche cazzata” anche se è chiaro che non si andrà da nessuna parte.Da ultimo ricordo che MDP a livello locale ha quasi sempre appoggiato il PD, dopo aver fatto la dolorosa scissione, scelta questa che non solo non ha pagato ma che ha ulteriormente ridotto il margine di gradimento tra gli elettori dello schieramento baffiniano (che poi 100 dirigenti del PD pugliese siano passati lunedì ad MDP poco importa. Servono gli elettori per portare avanti un progetto, non solo i dirigenti fuoriusciti, seppur importanti).
Probabilmente sbaglio, ma credo che per fare politica siano fondamentali sì i programmi ma anche le persone (a livello di fiducia). Voi di D’alema vi fidereste?Mi ha impressionato, positivamente, su tutti Maurizio Acerbo (che avevo già ascoltato a Genova in chiusura di campagna elettorale l’8 giugno), nuovo segretario da pochi mesi del Prc, ottimo intervento.
I fischi a Gotor, secondo me meritatissimi, fanno parte del gioco e non mi sono sembrati un dramma. Si può anche, ogni tanto, pagare per le proprie azioni. Qualche fischio (secondo me cercato e trovato per poi potersene lamentare, con D’alema in prima fila ad ammirare) non ha mai ucciso nessuno.
Non mi è piaciuta per niente la scelta di non far entrare e di non far parlare i compagni dell’ Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo tra l’altro, invitati.
Proprio loro, i protagonisti di quel processo di riappropriazione degli spazi in disuso (ottimamente spiegato dall’Assessore del Comune di Napoli, Piscopo) che parte dai cittadini ed è rivolto ad altri cittadini (se qualcuno avesse dubbi sulla portata delle azioni compiute dai compagni napoletani vi basta dare un occhio alla loro pagina Facebook per comprendere quanto stanno facendo e quanto ancora faranno per tutti i loro concittadini e non solo).Alcuni interventi davvero superflui e ridondanti, tanto per ricordarci che da certe persone quando si parla di “sinistra” oramai non si riesce più a sfuggire, in questo costante clima auto-celebrativo privo di qualsiasi contenuto concreto.
Sugli interventi dei rappresentanti delle principali associazioni (Arci etc etc) mi sovviene un dubbio: ma se ogni volta che c’è da schierarsi alla fine appoggiate sempre o il PD o le sue liste civetta, al Brancaccio cosa siete andati a fare? Decidiamo tutti cosa vogliamo fare da grandi, ma facciamolo in fretta per favore. Collaboriamo tutti alla stesura di un manifesto o aspettiamo un’offerta da qualcun’altro?
Mi ha dato grandi speranze il fatto che siano stati invitati e che siano andati spontaneamente diversi esponenti di diversi progetti civici che hanno preso parte a questa tornata elettorale e a quella precedente (regionali 2015).
2) Ballotaggi: è andata esattamente come si era pronosticato. Il totale distacco del Partito democratico dall’elettorato reale ha comportato la sconfitta nelle principali città del Paese nelle quali si sono svolte le amministrative, fra le quali vi è Genova, passata alla destra per la prima volta nella sua storia.
Nessuno si è fatto convincere da liste civiche che hanno sostenuto candidati appoggiati dal Partito Democratico, liste che hanno davvero raccolto pochissimo rispetto alle premesse, ai fondi messi in campo, ai sostegni ricevuti da numerosi personaggi di spicco.
Il richiamo, poi, a valori costantemente calpestati dal principale partito di coalizione, quali l’antifascismo/l’antirazzismo etc, non ha funzionato perché accompagnato dall’arroganza degli interpreti, dall’assenza di contenuti politici e dal totale distacco dalla realtà.
A ciò si è aggiunto, quantomeno a Genova, il solito ricatto morale proposto dai sostenitori della coalizione di centro-sinistra, nei confronti di chi non aveva dato loro il voto al primo turno, un ricatto morale sempre più stantio, ripetuto e arrogante, quando tutti noi, indecisi e meno, chiedevamo da un lato aperture su determinati temi (ricevendo sonore mandate a quel paese), dall’altro lato spiegavamo che non saremmo comunque bastati numericamente e che bisognava convincere gli astenuti del primo turno.Imporre la scelta tra peggio e meno peggio oramai non basta più, atteso che il meno peggio è la causa del peggio.
Il “centro-sinistra” ha pagato anni di politiche nazionali e locali fallimentari e molto spesso formulate in danno degli ultimi e a vantaggio dei primi.
Lo spostamento a destra del partito democratico ha portato gli elettori (davvero pochi, circa il 50% degli aventi diritto) a scegliere, in caso di sfida diretta, la compagine originale, ossia il rivitalizzato centrodestra targato FI-LEGA-FDI, un ulteriore regalo della gestione Renzi.Alla luce di quanto avvenuto, tuttavia, non vi è stato alcun segno, gesto, dichiarazione, ammissione di colpevolezza degli interessati, esclusi pochi casi.
Ad ogni modo, ora che la frittata è fatta per quanto mi riguarda si dovrà tornare uniti per fronteggiare l’avanzata da un lato della destra xenofoba, dall’altro lato della destra neo-liberista (PD n.d.r.).
Comincerei dal 30 giugno per chi vive a Genova, ci vediamo in Piazza Alimonda alle 19 così da contarci un attimo, tutti uniti dietro un unico striscione.
Dubito fortemente che si faranno vivi tutti quelli che fino a domenica alle 23 parlavano di antifascismo come base della loro vita politica e come fondamento del loro partito e delle loro coalizioni.