Trenitalia, le Frecce poderose e una rete debole per il Paese
Il caos Trenitalia di questi ultimi giorni altro non è che lo specchio di una rete debole del nostro Paese. Inutile vantare collegamenti in Alta Velocità, decantando le proprie Frecce e servizi di ogni genere a bordo e fuori bordo quando, alla fine dei conti, bastano appena 150 metri per bloccare l’intero trasporto ferroviario nazionale come successo a Roma.
E sebbene sia un diritto sacrosanto, non si può perseguire logiche di rimborsi e bonus aggiuntivi per ovviare a qualunque disservizio e rabbonire il rapporto con la propria clientela. Perché queste logiche vanno bene nell’occasionalità ma non vanno più bene quando l’occasionalità diviene una costante.
Così come non va bene, con tono di rigore e di severa autodisciplina, annunciare l’avvio di indagini interne, inchieste, accertamenti, lasciandole per giunta lettera morta.
Occorre, urgentemente, un cambio di passo strutturale e organizzativo.
Spetta a Ferrovie dello Stato (FS Italiane), in quanto società pubblica che controlla sia Trenitalia che RFI oltre agli altri operatori, l’onere e il dovere di rielaborare l’intero sistema della rete.
Non, come dichiarato scusandosi, partendo dal sistema informativo alla clientela che non ha funzionato. Non è che non ha funzionato; è che non funziona, mai. E le prove di questo, l’utenza le ha sottomano ogni giorno così come ne è piena la cronaca giornalistica.
Per rielaborare l’organizzazione di questa debole rete bisogna partire dal concetto del “servizio universale” che oggi non è rispettato: ritardi, soppressioni, guasti, sono la costante organizzativa che grava, soprattutto, sul traffico pendolare, sui collegamenti regionali.
Prendiamo la Liguria, ad esempio, dove il “quadruplicamento Pavia – Rogoredo” è atteso da anni ma è sempre ben presente nei “contratti di programma” (il contratto con lo Stato) di RFI. Finanziato, rifinanziato, aggiornato economicamente, il suo “valore” cresce costantemente.
Ma non è, nel caso della Liguria, il solo problema. Senza gli adeguamenti necessari sulla Genova – Milano, indispensabili per l’innalzamento della velocità, il collegamento sarà sempre debole. Eppure anch’esso è finanziato e rifinanziato, come da programma.
Però a Genova è arrivato il FrecciaRossa che collega Genova a Venezia, passando per Milano e beffando tutti coloro che sono sugli Intercity e Regionali costretti ad aspettare Sua Maestà cedendogli “semaforo verde”. Perché, anche se viaggia alla stessa velocità degli altri, con le stesse limitazioni di linea che hanno gli altri, deve rispettare tassativamente l’orario o gli altri collegamenti in AV da Milano saranno destabilizzati.
E in Liguria sono arrivati i “Jazz”, più nuovi e belli sì ma meno capienti. Così il collo di bottiglia si stringe ulteriormente sul tappo.
Gianfranco Battisti, Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane, nell’intervista al Sole 24 Ore ha dichiarato:
Il nuovo piano industriale sarà focalizzato sul trasporto regionale: è la missione che ci ha dato il governo e sarà il nostro core business.
E mi fa incazzare. Ma perché sarà !?
Il trasporto regionale è il core business, questa è la mission: doveva esserlo e dovrà sempre esserlo. Non sarà.
Oppure mi state palesando, in modo garbatamente velato, che in realtà fino ad oggi così non è stato.
Vorrei tranquillizzare Battisti in questo senso: ce ne eravamo già accorti.
Ma quando aspettiamo o saliamo su un treno, che sia in ritardo, che si guasti, che venga soppresso, ascoltiamo un messaggio: “vi ringraziamo per aver scelto Trenitalia“. E perché, abbiamo forse alternative?
No, non le abbiamo; personalmente potrebbe anche andarmi bene a patto che la si smetta con la continua moda di fare “focus delle priorità” senza mai attuare gli interventi necessari su di esse.