Parco Portofino, anche WWF e Lipu contro Regione Liguria: “sia nazionale con 7 Comuni e integri area marina”
Non si placa la polemica in merito alle decisioni intraprese da Regione Liguria sulla “nuova” perimetrazione del Parco di Portofino; ora anche WWF e Lipu chiedono che non solo comprenda tutti i 7 comuni interessati, ma integri anche l’area marina protetta in un unico ente gestore.
Dopo la denuncia di Luca Garibaldi, capogruppo in Regione per il PD, nel corso della seduta del 4 luglio scorso del Consiglio Regionale in cui definì il parco come “primo sovranista della storia” e di Legambiente Liguria che, per voce del suo presidente, Santo Grammatico, accusa la Regione Liguria di far “prevalere interessi speculativi“, anche WWF Italia e Lipu BirdLife Italia intervengono affermando:
“la Regione Liguria esca dallo stallo che si è creato per l’istituzione del Parco nazionale di Portofino comprendendo i 7 Comuni interessati e integrando l’area marina protetta in un unico ente gestore. È inaccettabile il gioco al ribasso della Regione sul parco di Portofino”.
Le associazioni definiscono quella della Regione “una posizione incomprensibile rispetto ai valori ambientali e naturalistici del territorio ed irresponsabile sotto il profilo istituzionale che, per quelle aree, attribuisce alla Regione obblighi di tutela di livello internazionale che sarebbero facilitati dalla presenza di un parco nazionale”.
“Risulta chiarissimo che 7 Comuni degli 11 previsti dalla proposta dal Ministero dell’Ambiente hanno dichiarato la loro disponibilità a far parte del parco nazionale. – sottolineano ancora le associazioni – Già questo consentirebbe di passare dagli attuali circa 1.056 ettari del parco regionale a circa 3.000”.
Nella proposta della Giunta regionale al ministero, invece ci sono solo tre Comuni: Portofino, Camogli e Santa Margherita.
“La Regione Liguria invece rilancia al ribasso, – aggiungono – addirittura anche l’ipotesi che lei stessa aveva avanzato qualche mese fa e si barrica sull’attuale confine del parco regionale che alla fine è identico a quello degli anni ’30, come se la sensibilità ambientale e le conoscenze di conservazione siano rimaste ferme a quelle di un secolo fa”.