Parcheggi disabili: una sentenza di civiltà, ma quanta amarezza
Ci sono voluti otto anni (e non sono pochi) ma, finalmente, Giuseppina ha ottenuto giustizia e con lei le tante persone disabili che, in questo Paese, si vedono troppo spesso violare i propri diritti da concittadini abituati ad anteporre il proprio egoismo, con incivile menefreghismo, alle necessità altrui. Regole di civiltà che quotidianamente vengono ignorate, calpestate.
Quattro mesi di carcere per “violenza privata”; questa la sentenza della Corte di Cassazione che, per la prima volta, riconosce come “reato penale” l’incivile occupazione dei posteggi riservati ai disabili.
E’ certamente una sentenza destinata a fare scuola elargendo una significativa lezione di educazione civica, una materia che ormai sembra essere dimenticata.
Ma nonostante tutto un po’ di amarezza resta, è innegabile.
Resta per quelle 16 ore in cui Giuseppina ha dovuto attendere l’intervento della Polizia Municipale e la rimozione dell’automobile abusiva che dalle 10.30 del mattino non le permetteva di posteggiare per tornare a casa.
Resta per l’atteggiamento di Mario che ha preferito ricorrere in appello, poi alla Cassazione, piuttosto che riconoscere l’errore commesso, piuttosto che chiedere umilmente scusa a Giuseppina per esser stato così insensibile, così incivile.
L’amarezza resta ma sono felice, quantomeno, perché da oggi si riconosce reato la violazione delle più basilari regole di civiltà.