Crack Galimberti, 250 lavoratori sul baratro. 29 agosto presidio a Milano
Fra le tante crisi occupazionali che attraversano il nostro Paese, fra quelle approdate ai tavoli congelati del Mise e non, c’è anche l’odissea della Galimberti S.P.A., la catena che gestiva 11 mega store a marchio Euronics (in franchising).
Odissea che riguarda 250 fra lavoratrici e lavoratori, impiegati negli 11 negozi fra Lombardia e Veneto, che dopo un susseguirsi di fallimenti nelle varie trattative sono appesi alle sorti della prossima sentenza del Tribunale di Milano, che si pronuncerà giovedì 29 agosto e che potrebbe sancire il definitivo fallimento del gruppo.
Per questo motivo, nella stessa giornata è stato indetto uno sciopero con presidio proprio davanti al tribunale stesso.
La CGIL Lombardia, in una nota, ha diffuso:
La vicenda dei lavoratori di Galimberti Euronics non ha dato risultati positivi dopo l’udienza del 23 luglio, dove si e’ sperato fino all’ultimo in una possibile ricapitalizzazione della Galimberti spa, finalizzata a sanare la forte situazione debitoria.
Tante promesse ma nemmeno una e’ stata mantenuta!
Gli errori della società si ripercuotono sui 250 lavoratori che vedono sfumare la possibilità di una continuità del rapporto di lavoro, qualora venisse deciso, il fallimento della società’.
Il 29 agosto alle ore 12 ci sara’ l’ udienza che deciderà le sorti di Galimberti spa, ma ancora più importante sarà per noi capire cosa succederà ai lavoratori, che pagherebbero il prezzo più alto nel caso di risoluzione dei rapporti di lavoro, deciso dal tribunale.
Chiediamo come Filcams Cgil di valutare tutte le possibilità per permettere ai lavoratori di non perdere il posto di lavoro per colpa delle mancanze dei dirigenti di Galimberti”. Per questi motivi e’ stato dichiarato sciopero giovedì 29 agosto per l’intero turno di lavoro, con un presidio davanti al Tribunale di Milano dalle ore 11.30 alle ore 14.00.
La vicenda della Galimberti S.P.A. è passata per diverse fasi; da un primo concordato preventivo, fallito per mancato raggiungimento della maggioranza dei creditori, ad una seconda richiesta di concordato, sulla quale grava però la mancanza di un piano di risanamento. Mancanza che difficilmente potrà escludere l’ipotesi che il tribunale dichiari il definitivo fallimento.
Ecco, questa è la situazione in Italia. Una crisi occupazionale che investe trasversalmente tutto il Paese e in tutti i settori e che, come già detto, con questa crisi di governo pone le basi di un serio rischio industriale.
In queste ore, allo scadere dell’ultimatum di Mattarella, si resta incagliati sui nomi invece di guardare al vero incagliamento dell’Italia intera sui veri problemi che la riguardano oggi e nel prossimo futuro.
Oggi l’unica responsabilità riguarda il mettere al centro della discussione i comuni intenti, con una linea programmatica certa e che possa davvero dare ampio respiro ad una crisi di gran lunga più estesa di quella di governo. I nomi sono l’ultimo tassello, non il primo.