L’onestà di Daniela (e dei suoi colleghi) che vince sulla corruzione
Da una settimana Genova è afflitta da una storia di corruzione che parte proprio dai più alti uffici dell’Agenzia delle Entrate, quello del suo ormai ex direttore Walter Pardini.
Pardini è finito in manette dopo essere stato “sorpreso”nell’intascarsi una busta con 7.500 euro durante una cena alla Manuelina di Recco. “Un regalo spontaneo” da parte dei suoi “amici” della Securpool, gruppo al centro di un contenzioso col Fisco di ben 20 milioni di euro.
Nel frattempo l’inchiesta si fa strada arricchendosi di ulteriori particolari come la strana coincidenza che ci porta in Kenya, nell’impero immobiliare-turistico di Flavio Briatore (quello che non sa come si può vivere con 1300 euro al mese), dove anche Pardini possiede un resort costiero.
Il coinvolgimento con Briatore, noto evasore del Fisco, emerge grazie ad un fascicolo tutt’ora aperto e che portò al sequestro del suo Yacht “Force Blue” da parte della Procura di Genova per un’evasione di 3,6 milioni di euro e una condanna in primo grado ad un anno e 11 mesi per reati fiscali. Pardini, nella vicenda, incontrò diverse volte i tributaristi di Briatore per i dovuti “confronti”.
Nulla di strano in questo, però “le voci” che si diffusero allora meritano un vaglio approfondito da parte della Guardia di Finanza. E sicuramente, aggiungo, la strana coincidenza del Kenya solletica ulteriormente.
Che non sia anche questo un altro “regalo spontaneo”, in segno di riconoscenza per un’altra accurata consulenza da parte di Pardini? Sarà la Procura a dircelo.
In questa vicenda di bello non c’è proprio nulla, però c’è un risvolto positivo che, almeno in parte, può attenuare l’indignazione procurataci da un funzionario dello Stato.
C’è la storia di Daniela Chiarini (coordinatrice dell’Area Riscossioni) e dei suoi collaboratori, una storia di onestà.
E’ infatti grazie a Daniela e ai suoi colleghi se questa indagine è potuta iniziare già dallo scorso gennaio quando, fortemente insospettita, manifestò con loro in una “riunione carbonara” una certa preoccupazione per alcune anomalie rilevate in una pratica alla sua attenzione, per una possibile transazione fiscale relativa alla società Securpol Group.
Una preoccupazione fondata perché Daniela aveva intuito che quel trasferimento a Genova della sede legale della Securpool, fatto a novembre, aveva un che di losco. Così come preoccupante, per Daniela, era stata anche quella telefonata ricevuta sempre a novembre, proprio da Pardini il quale le chiedeva di effettuare una “ricognizione del debito” della Securpool.
Ma Pardini era in ferie e la telefonata era giunta da un’utenza fissa col prefisso napoletano e i toni della conversazione avvertiti da Daniela le fecero chiaramente supporre che Pardini, in quel momento, non era solo.
Daniela lo ha ben specificato alla Procura: “quel comportamento era irrituale“.
“Ma io glielo devo dire – ripeteva al suo direttore – in quella pratica ci sono cose visibili, cioè reato… c’è la segnalazione penale…” e nemmeno questo è bastato a Pardini per fermarsi tanto è vero che Daniela, al rientro dalle festività natalizie, trova una bozza di concordato fiscale non protocollata e inserita dentro al fascicolo Securpool; una bozza che il direttore consegnò brevi mani ad un collega di Daniela.
Tutto questo ha permesso l’avvio delle indagini e l’acquisizione delle intercettazioni che hanno portato all’arresto di Pardini e amici Securpool associati.
Daniela e i suoi colleghi hanno fatto il proprio dovere, come giusto che sia, con onestà e rispetto verso lo Stato, verso ciascuno e ciascuna di noi.
E ancora una volta l’onestà ha vinto sulla corruzione.
Grazie!
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