Sindaco Bucci, sono le strade a non dover conoscere ostacoli o la vita e la sicurezza dei lavoratori?
“Non voglio esprimere opinioni da questo punto di vista, ma dico che per il futuro bisognerà trovare il modo di utilizzare altre forme di manifestazione”, questa è una delle dichiarazioni di Marco Bucci, sindaco di Genova, a margine dello sciopero dei lavoratori portuali.
Non vuole esprimere opinioni, ma di fatto l’ha espressa ed è bella chiara. Ed è aberrante che sia il primo cittadino a farlo.
Ad un impegno alla lotta per la sicurezza, per la ferma applicazione delle norme e di tutti gli strumenti che consentano a qualunque lavoratore e lavoratrice di preservare la propria vita, il sindaco Bucci preferisce far intendere che manifestazioni di questo tipo non dovrebbero svolgersi “ai danni dei cittadini”, come lui stesso ha detto proseguendo nelle sue dichiarazioni.
Perdere una vita, ancor più se ciò avviene sul lavoro, non è un danno ai cittadini ma una sconfitta per l’intera comunità, ogni volta che questo accade, ovunque accada.
Morire sul lavoro è un ostacolo per la comunità, non una parte di comunità che ostacola qualche strada per manifestarne il dissenso, per chiedere a gran voce e con ogni mezzo che si faccia qualcosa per evitare altre morti, per avere quella sicurezza la cui assenza è più volte, inutilmente, stata già denunciata.
Da un sindaco, da un primo cittadino, ci si aspetta l’assunzione di un impegno: il farsi garante di mettere in pratica ogni azione possibile per garantire quella sicurezza.
Ci si aspetta che un sindaco, un primo cittadino, scenda in strada al fianco di quelle persone e glielo prometta a gran voce e non che, stizzito, ammonisca chi sta manifestando per avere quell’impegno, per avere rispetto.
“Per il futuro bisognerà trovare altre forme di manifestazione rispetto all’abitudine di bloccare le strade però questa decisione non può essere presa da un sindaco ma deve essere discussa a livello nazionale”
No sindaco, non serve far spallucce ad un probabile governo nelle sue simpatie. Anche senza una legge ci basta il suo pensiero; tanto per sapere da che parte averla per le prossime volte.
E non serve nemmeno che lei tenti di addolcire il boccone amaro con il “rispetto per il lavoratore che ha perso la vita” o “le manifestazioni sono corrette e lecite” perché, caro primo cittadino, l’unica cosa che sarebbe servita e che servirebbe lei non l’ha né fatta né detta.
Nel frattempo, fra i suoi capricci, a Livorno morivano altre due persone, sul lavoro.
Ci dica, sindaco Bucci, dove gradirebbe che manifestassimo e come dovremmo farlo per non turbare la sua sensibilità. Non vogliamo essere un’ostacolo da vivi, si figuri da morti.
P.S.
Ci scusi anche per i 28 “carbunin” della Pietro Chiesa; al limite, anziché cercare di ricollocarli e garantirgli lavoro nel sistema portuale, gli diciamo che tutto sommato sarebbe meglio se ne stessero a casa, per la loro “sicurezza”.