Il conte De Luca e la Corte degli “ignoranti”
Lo spettacolo (indecoroso) di Vincenzo De Luca va ormai in scena con una certa regolarità.
Uno spettacolo rozzo, becero e cafone che non manca di essere approssimativo e maschilista. Non piace a nessuno; non fa ridere, anzi fa proprio incazzare.
Eppure c’è di peggio. Ci sono le dichiarazioni del PD, il suo partito, o sarebbe meglio dire la sua Compagnia (qualcuno la chiamava “Ditta“).
Maria Elena Boschi:
Credo che si sia reso conto anche il presidente De Luca che la sua è stata un’uscita infelice. Siamo dell’idea che si possa ovviamente avere un’opinione diversa, ma che mai si debba attaccare qualcuno per il genere, sia uomo o donna.
Debora Serracchiani:
Credo che in questo caso debbano arrivare delle scuse. Governare non è mai semplice, ma per chi ha ruoli di governo, serve maggiore oculatezza, perché deve essere da esempio. Ci sono passata anche io, dagli attacchi personali. Mi è stato detto di tutto e di più, mentre stavo affrontando una separazione. Purtroppo quando c’è di mezzo una donna è facile che si mescolino attacchi politici ad attacchi personali.
Pina Picerno:
Ci sono tante ragioni per attaccare i 5 Stelle sul piano politico, anche in Campania. L’ultima cosa che mi aspetterei però è usare un’espressione di questo tipo, che mi pare inopportuna e sbagliata. Queste battute, non solo sulle donne, fanno parte del personaggio De Luca, ma bisognerebbe evitarle.
Queste sono le dichiarazioni delle Donne PD a seguito dell’ennesima uscita di De Luca che, riferendosi alla consigliera Valeria Ciarambino, ieri ha detto:
C’è una signora che disturba anche quando sta a cento metri di distanza. Quella “chiattona”.
Questo, nell’ordine cronologico, è l’ultimo degli insulti lanciati dal Presidente della Campania a cui, come avete letto, le repliche della Compagnia mi sono apparse un tantino timide. Quei “credo” della Boschi e Serracchiani, quel “mi pare” e “bisognerebbe” della Picerno, esprimono titubanza, quasi una velata riverenza che sembrano minimizzare la gravità di un reiterato comportamento addirittura giustificandolo dietro all’interpretazione del “personaggio” De Luca. Un ruolo di spettacolo, quindi, prima che istituzionale.
Eppure tutti i giorni si lotta per la “parità di genere“, per denunciare tutti i diritti violati nei confronti delle donne, a cominciare dalla parità salariale; si lotta per un “linguaggio di genere“. Si lotta contro pregiudizi assurdi, sull’arretratezza culturale, sulla facilità dei paragoni. Per non parlare del femminicidio.
Si lotta perché il problema è sociale e culturale, si lotta insieme perché non è solo in Italia.
Ma proprio in Italia la lotta viene meno quando si tratta della Compagnia che, evidentemente, ha più a cuore la messa in scena dello spettacolo: Il Conte De Luca e la Corte degli ignoranti.
Ha ragione Beatrice Brignone quando dice:
“ogni giorno si alzano urla, soffocate dal silenzio delle risposte non date”.
Ecco, caro pubblico, nella vita si può incappare nelle “cattive compagnie”, si sa. Ma per ogni cattiva compagnia ce ne sono almeno mille che sono buone. Con Possibile ve ne proponiamo una, ma grande: #lottocontinua .