Nodo ferroviario di Genova; la verità (non scritta) è realtà.
La verità (non scritta) che rivelai venerdì scorso è oggi, purtroppo, realtà. L’unica differenza è che Astaldi non ha chiesto altri 60 giorni di fermo cantiere ma ha optato per la risoluzione definitiva. Quindi tutti a casa, comparto lavoratori diretto e indotto (circa 500 persone in tutto) e un nodo che ancora non si scioglie dopo ben 5 anni di ritardo sulla tabella di marcia. Un ritardo che è destinato ad aumentare mentre la circolazione ferroviaria su Genova è sempre più congestionata fra traffico regionale e lunga percorrenza con pesanti ripercussioni anche sul traffico merci portuale.
Quello del nodo ferroviario di Genova è un problema di proporzioni enormi e non sto esagerando, ve lo assicuro. E’ un problema per Genova, prima di tutto, per la sua fame di mobilità (quella sostenibile) fra ponente e centro; è un problema per il traffico portuale che ha (da anni) assoluta necessità di essere incrementato in termini di volumi ma anche di rapidità.
La tracotanza di RFI e la sudditanza di Regione Liguria incidono oggi e incideranno, purtroppo, anche domani.
Una sudditanza tutta politica, che rivela integralmente l’incapacità di essere incisivi sulle mosse strategiche necessarie al netto delle tante comparsate inutili, dei sorrisi e delle strette di mano.
Collegamenti impossibili in un’ora con Milano, Frecciarossa e Frecciargento in modalità lenta e del tutto inutili; tutte iniziative di sola immagine, di una falsa comunicazione che vuole distrarre dai problemi mentre, in realtà, i problemi non si risolvono; semplicemente si spostano (ma solo per poco tempo e in maniera virtuale).
Dall’altra parte abbiamo RFI che nonostante la disastrosa situazione venutasi a creare, persegue un atteggiamento di superiorità nel restare vaga sulle contromisure che intenda adottare, pur sviscerando un perfido ottimismo.
Ciò che abbiamo realmente sul piatto è un cantiere fermo; un’opera essenziale che nei 5 anni di ritardo accumulati è riuscita ad avanzare di appena 200 metri sui 4000 complessivi previsti dal progetto.
La verità è che se non si non si troverà una soluzione by-pass che eviti il terzo bando di gara per l’assegnazione dei lavori e RFI non rivedrà le proprie posizioni economiche, il tutto in un tempo velocissimo, passerà ancora tempo prima che Genova e la Liguria possano essere servite da un’infrastruttura ferroviaria funzionale allo scopo di uscire definitivamente dal collo di bottiglia odierno.
Ad essere ottimisti (ma non con l’ottimismo di RFI) nel 2021 avremo il nuovo affidatario del bando che, nel frattempo, si dovrà rifare. Nel 2023, forse, avremo sciolto una volta per tutte il nodo ferroviario di Genova.
Nel frattempo Toti, Bucci, RFI, e tutta la compagnia teatrale ci intratterranno ancora un po’ a colpi di selfie, conferenze stampa, annunci, sorrisi e strette di mano.
Visto che proprio oggi il presidente Toti ha definito “grottesca” la situazione su questo cantiere, gli suggerisco di farsi un esame di coscienza.