Il problema non è certo il Salone Nautico o corso Marconi; il problema è l’arroganza di Bucci
È di una bassezza infinita il tentativo di far passare l’idea che le critiche rivolte alla gestione comunale del piano organizzativo legato al Salone Nautico siano invece rivolte all’evento stesso; come se una parte della città e una parte politica fosse addirittura disposta a rinunciare al Salone pur di riuscire ad affossare il sindaco Bucci, la sua giunta e l’area politica che lo sostiene.
Ed è un colpo basso, troppo basso persino per lo stesso Marco Bucci che, pur non condividendone le metodologie, non reputo certo uno stupido.
Il Salone Nautico è e sarà sempre un evento importantissimo per Genova e per la Liguria; fondamentale per il settore della nautica, per l’indotto e per la nostra economia. Fondamentale per quella fetta turistica di riferimento ma, soprattutto, fondamentale per i genovesi, orgogliosi di quell’antica tradizione marinara, vocazione non solo storica di Genova.
Nessuno vorrebbe vedere Genova defraudata del suo Salone Nautico; nemmeno il cittadino più disinteressato che, per quanto possa “mugugnare”, in fondo sa bene quanto sia importante per la sua città.
Nessuna area politica si sognerebbe di rinunciare a questo evento, di portata internazionale, di visibilità altissima e in grado di attirare su di sé investitori e acquirenti che possono solo fare il bene dell’economia del settore e che, con le varie rappresentanze del settore, ogni area politica ha bisogno di mantenere relazioni.
Quindi, caro sindaco, il problema non è il Salone Nautico; non è nemmeno corso Marconi. Il problema è la sua solita, immancabile, esasperante arroganza.
Di corso Marconi ce ne sono tante, ce ne sono altre in una Genova la cui viabilità e mobilità mostra in modo oggettivo tutto il fallimento di una programmazione confusa, disordinata, costellata di continui errori frutto di una visione del “troppo fare”, del “fare tutto” che, già da sola, è risaputo avere insita la difficoltà di gestione e controllo.
Il tutto aggravato da una costante e continua mancanza di ascolto dei territori, di confronto con gli stessi, con chi li vive ogni giorno e che invece è condannato a subirne l’arroganza di scelte e decisioni inderogabili.
Questo atteggiamento ha stufato caro sindaco Bucci. Ha stufato chi, come me, non condivide la sua guida della città e, ancor più grave, ha stufato anche chi invece la condivide o la condivideva.
Dichiarazioni come quella di ieri sono l’evidenza di una mancanza di rispetto rivolta indistintamente a tutta la cittadinanza genovese, sia essa o meno dalla sua parte. Ed è stata una dichiarazione che, proprio a detta di chi starebbe dalla sua parte, è ulteriore addizione a tante altre già espresse in precedenza la cui somma non è ancora conclusa. Perché ormai lo sanno che di addizioni ve ne saranno ancora molte prima della fine del suo mandato.
Buffo non rendersene conto, sindaco Bucci.
Chiudere corso Marconi per destinarla a posteggi è stata una scelta infelice, punto. Non prendere in considerazione soluzioni molto più efficaci come, ad esempio, accordarsi con l’Autorità di Sistema Portuale per l’utilizzo di porzioni di piazzali portuali, ora che la stagione degli imbarchi è praticamente conclusa, e da lì organizzare efficienti servizi navetta di collegamento, è un’occasione persa per far valere un intento di sostenibilità che sa essere veramente organizzata e, soprattutto, principio imprescindibile per le future politiche della città.
E questo è solo un esempio di come, con meno arroganza e maggiore capacità di confronto e ascolto, si potevano e si potrebbero trovare soluzioni molto più efficaci.
Vede sindaco Bucci, per concludere, a lavorare ci andiamo, ci vanno tutti. Però no, specie in una giornata come quella di ieri, moltissimi “non sapevano come fare” nonostante le sue affermazioni, insulto all’intelligenza collettiva.
E proprio in nome dell’intelligenza collettiva siamo invece tutti fieri e orgogliosi del nostro Salone Nautico, del prestigio di Genova protagonista internazionale della nautica. Ciò che infastidisce tutti, che ci ha stancato e che nessuno è più disposto a sopportare è la sua arroganza.
Se le sovviene un momento di lucidità ci rifletta; non per chi come me non sarà mai dalla sua parte, ma per chi lo era o lo sarebbe e adesso è stufo più di noi.