Una Direzione dal pulpito dell’arroganza
Quando, in un momento così complesso come quello che sta vivendo il PD, un Partito convoca la direzione ci si aspetterebbe un momento “aperto” al confronto e alla riflessione comune che avrebbe il compito di analizzare gli accadimenti, i suoi contenuti e fruttare decisioni assunte in forma “democratica” per delineare quale, secondo il volere del Partito, debba essere la “direzione” da assumere da lì in avanti.
Questo è, a pare mio ma non credo di essere il solo a pensarlo, quello di un Partito, seriamente democratico, il modus operandi che dovrebbe mantenere.
Ebbene ieri ho assistito all’ennesimo errore non solo del Partito che forse si aspettava, almeno da parte della sua platea, il rispetto di quel modus operandi ma anche a quello riproposto dal suo segretario, Matteo Renzi.
Infatti, come ci si sarebbe aspettato dopo una “crisi di Governo” e una “crisi latente” all’interno del proprio Partito, Renzi non ha creato alcuna delle predette condizioni mettendosi in discussione, ma ha somministrato il suo discorso blindato elevandosi ancora una volta al di sopra di tutto e tutti, nelle vesti sia della vittima che dell’eroe per poi concludere da paladino senza farsi mancare la maschera d’inquisitore.
Un bel mix di arroganza insomma, nel suo stile che conosciamo fin dai tempi di Firenze (tempi in cui ancora lo si poteva giustificare come “giovane intraprendente”) e di cui non si è mai spogliato.
A questo punto mi sono chiesto se il problema non sia seriamente patologico perché, lo dico con convinzione, al posto suo non mi sarebbe mai venuto in mente di mantenere una direzione minimizzando gli insuccessi colpevolizzando gli altri (sempre gli altri), di far miei (solo miei) i successi utilizzando, peraltro, una continua e martellante retorica mista alla spavalderia. Insomma, per farla breve, avrei mantenuto un profilo decisamente più soft ma soprattutto avrei aperto a quel modus operandi che si converrebbe in una delicata direzione di partito.
Per fortuna, e lo dico con profondo orgoglio, Possibile è un’altra cosa.